Parla lo yacht designer Camillo Garroni: “Abbiamo rivoluzionato il layout dando all’armatore un accesso riservato alla sua cabina, innovazione che nessuno aveva mai realizzato prima su yacht tra i 15 e i 18 metri, e in alcuni casi anche oltre. E poi abbiamo eliminato visivamente i montanti posteriori che sorreggono il fly, creando un nastro vetrato continuo fra parabrezza e porta scorrevole di poppa. Così sui Prestige 500 e sui nuovissimi 550 S e F e 60 Sport Top abbiamo reso reale la vista panoramica a 360 gradi, caratteristica distintiva della gamma. Il 60’, presentato in una nuova versione con SportTop apribile ma anche abitabile, fa da capofila della gamma di livello superiore, i Prestige Yachts che condurranno il marchio del gruppo Jeanneau – Bénéteau oltre la soglia dei 20 metri. Sono circa 20 anni che, prima mio padre e ora io, realizziamo in esclusiva il design interno ed esterno dei Prestige, con notevoli approfondimenti anche nell’industrial engineering. Accantonate, per adesso e per i grandi impegni di lavoro, le barche a vela che ci hanno regalato tante soddisfazioni, per Jeanneau ci occupiamo anche delle gamme Leader (piccoli motoryacht sportivi) e NC (nuova linea di target alto e in rapida crescita, che propone piccoli motoryacht coupé di gran comfort per navigazioni relax).
Attualmente, la sfida più stimolante è quella di riuscire a imporre sui mercati globalizzati un prodotto interamente made in Europe, qualitativamente al top ma anche molto competitivo nei prezzi. Si tratta di razionalizzare al massimo il prodotto, industrializzare le piattaforme comuni, mantenendole comunque flessibili, e ottimizzare la grande competenza produttiva delle nostre maestranze, francesi e italiane. Basta visitare uno dei numerosi siti produttivi per vedere con quanta serietà e professionalità sono costruiti tutti gli yacht Jeanneau: in cantiere si produce prevalentemente in linea, come per le automobili, in uno stato di pulizia e ordine maniacali, dove ogni vite è al suo posto e ogni addetto, conoscendoti per nome, ti suggerisce cosa poter migliorare ulteriormente. Le mani esperte di gente abituata a mari feroci non sono però più sufficienti a vincere la concorrenza globale: bisogna fare un salto di qualità anche nella raffinatezza delle finiture (quella che noi chiamiamo qualità percepita) a complemento della qualità intrinseca, sulla quale non abbiamo mai avuto dubbi; il tutto senza sforare i budget. Ci siamo riusciti lavorando sui materiali, razionalizzando layout e metodologie costruttive in modo da lasciare un po’ di spazio anche per quel pizzico di lusso che non guasta.
L’armatore è sempre al centro della nostra attenzione e nostro sforzo costante è quello di rendergli la vita, la vacanza e la navigazione il più gradevoli possibile. Abbiamo per esempio riservato alla cabina armatoriale un ingresso privilegiato, quasi a livello, in modo da offrire una suite autonoma, confortevole e di prestigio. Un’intuizione, questa, su cui io e mio padre (Vittorio Garroni, nome storico della nautica italiana e fondatore della prestigiosa Scuola di Progettazione per la Nautica di La Spezia, n.d.r.), insieme a Jean François de Premorel (Product Development Director del marchio Prestige), ci siamo confrontati a lungo e sulla quale abbiamo lavorato molto, fino ad arrivare a creare negli spazi una rivoluzione piccola ma di grande effetto, e contenuta entro il budget previsto. Anche il design esterno della nuova gamma Prestige, di cui il 500 è l’apripista, è stato radicalmente cambiato e tiene conto di un fattore su cui puntiamo molto: la razionalizzazione della costruzione. Infatti siamo riusciti a combinare su una sola base due yacht diversi: il Prestige 500 Fly e il 500 Sport Top (ma la stessa cosa vale per i 550), che differiscono solo nella parte superiore. Questo risultato è il frutto di uno studio difficile che ci ha portati a caratterizzare con un look elegante ma anche sportivo entrambi i modelli, senza dover fare interventi sugli stampi, cosa che avrebbe vanificato gli sforzi per l’industrializzazione della costruzione. Nella stessa ottica, abbiamo scelto di realizzare paratie quasi tutte ortogonali, per semplificare la costruzione eliminando i tagli obliqui e le curve. Ciò ha contribuito anche a dare un layout più moderno e razionale alle nostre imbarcazioni, guadagnando spazio per una maggiore vivibilità.
Oltre a collaborare con Jeanneau, che assorbe la maggior parte delle energie dello staff, lavoriamo anche per Zodiac, per il quale stiamo rinnovando buona parte della gamma dei gommoni, con scelte innovative sul layout. Proseguiamo inoltre la nostra ventennale collaborazione con il gigante dell’armamento commerciale, il giapponese Nyk, per il quale abbiamo sviluppato il concept per un mega portacontainer futuribile, il SuperEcoShip 2030, lungo quasi 400 metri, con soluzioni innovative dal punto di vista propulsivo e della gestione del carico, con il massimo rispetto per l’ambiente. Questa nave costituisce il nostro punto di ricerca più estremo, perché insieme alla finlandese Elomatic e al giapponese Monohakobi Technology Institute, stiamo studiando possibilità applicative circa la superconduttività che potrebbe portare a diverse collocazioni dell’apparato propulsivo, anch’esso soggetto ad analisi tipologiche: fuel cell, complementi di propulsione eolica, apporti energetici con pannelli solari all’avanguardia ecc. Sono le sfide di domani, di fronte a cui vogliamo essere pronti.
In un futuro più prossimo, invece, vedrete sui megayacht tra i 30 e i 70 metri altre soluzioni più ludiche che stiamo mettendo a punto in questo momento. Lo scopo è sempre quella di dare all’armatore l’importanza che merita.
Vogliamo realizzare tutti i suoi sogni, perché oggi è comunque costretto a ricorrere a un tender quando, per esempio, vuole godersi un bel bagno in un mare cristallino e non nel blu profondo dove lo costringe la taglia della sua imbarcazione. Quindi abbiamo voluto restituirgli il privilegio di fare un bagno esclusivo nell’acqua più azzurra, ma
in continuità con la sua isola privilegiata. E ci siamo riusciti. A breve vi sveleremo come.
Articolo scritto da: Samuela Urbini
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