Non lavorate con i designer di orologi. Quando nel 1978 Jean-Louis Dumas fondò a Bienne, in Svizzera, La Montre Hermès, aveva una visione ben chiara. Una frase pronunciata in tono umoristico, che significava che gli altri brand svolgevano egregiamente il loro mestiere da secoli e che se Hermès entrava in questo settore era per fare qualcosa di diverso, portando la propria firma, legata al mondo della fantasia e dell’immaginazione, in grado di far sognare i propri estimatori. Puntando comunque su una solida tecnica, altrettanto importante, con movimenti di manifattura che negli anni si sarebbero raffinati, come di fatto è avvenuto in quasi 45 anni di storia. Le complicazioni in casa Hermès sono dunque pensate al servizio della leggerezza e della poesia, sono il mezzo per comunicare un’idea, e non un obiettivo fine a se stesso. Così è stato per alcuni modelli recenti, come Arceau L’heure de la Lune del 2019, che ha rivoluzionato il modo di concepire le fasi lunari, e così è per l’ultimo in ordine di tempo, l’Arceau Le Temps Voyageur, l’interpretazione del marchio della funzione “ore del mondo”. Che prende vita dal polivalente calibro automatico di manifattura H1837 realizzato in collaborazione con Vaucher sul quale, tramite un sofisticato modulo aggiuntivo, è stata allestita una complicazione perfettamente in linea con la filosofia del brand.

Di orologi world timer sul mercato ne esistono infatti già tanti. Questo però sortisce un effetto sorpresa perché non è il classico anello delle città a girare, bensì il piccolo quadrante di ore e minuti dedicato all’ora locale che, come un satellite, orbita al centro del disco perimetrale, spostandosi di un’ora avanti a ogni pressione del pulsante a ore nove in modo da indicare con la freccetta rossa la città di riferimento del fuso orario. Oltre a chi indossa l’orologio, dunque, anche il tempo stesso è il viaggiatore, da cui il nome del modello, che nel concept iniziale del team creativo diretto da Philippe Delhotal era rivolto sia a chi prende aerei tutte le settimane, sia a chi un viaggio lo compie anche leggendo un libro, o sognando con la fantasia. Per evocare questo mondo surreale, la mappa finemente decorata sul quadrante, ispirata a un’installazione di Jérôme Colliard, ha mari e continenti fittizi con nomi legati al mondo equestre, caro alla maison. Un tocco di follia che rende l’Arceau Le Temps Voyageur ancora più originale. A ore 12 inoltre, una finestrella indica l’ora di casa, parte di quel modulo di 122 componenti, riuniti in soli 4,4 mm di spessore, che un meticoloso lavoro di armonizzazione durato tre anni ha racchiuso in una cassa in platino da 41 mm o in acciaio da 38 mm. Il cui design è ancora quello originario creato da Henri d’Origny nel 1978, con le sue anse asimmetriche.
Articolo scritto da: Samuela Urbini
L’articolo è stato pubblicato sul Corriere della Sera – Dorso Orologi di maggio 2022