Brad Pitt e le sue priorità

21 Mar
ON Brad Pitt father and actor

L'articolo su Brad Pitt pubblicato su ON di gennaio 2012

Eppure ci dev’essere qualcosa che non ha. Brad Pitt pare avere tutto: talento, bellezza, fama, sei figli e Angelina Jolie. È poliedrico, ama il suo ruolo di padre, di attore, di produttore e tutto pare venirgli bene. Eppure avrà anche lui qualche incertezza, qualche debolezza, qualche paura. Non è neanche di quegli attori prezzemolini, sempre presente sui giornali e in tv, anzi, all’alba dei suoi 48 anni (sì, proprio 48, compiuti lo scorso 18 dicembre) si sente parlare di lui solo in occasione dell’uscita dei suoi film, negli ultimi anni scelti con gran cura e attenzione. Come nel caso di L’arte di vincere (guarda il trailer), nei nostri cinema a partire dal 27 gennaio, che molti pensano sia un film sul baseball, ma in realtà è molto di più. In questo film Brad Pitt, che del lungometraggio ispirato al libro Moneyball The Art of Winning an Unfair Game di Michael Lewis è anche uno degli ideatori e produttori, interpreta il ruolo del protagonista, ovvero quel Billy Beane general manager degli Oakland A’s, una squadra militante nella Major League che si trova in difficoltà. Di fronte all’ennesima sconfitta in un campionato in cui le altre squadre molto più ricche fanno incetta dei migliori giocatori, Beane fa un incontro cruciale con un neolaureato di Yale, genio dell’economia che sostiene che in base ad attente analisi statistiche computerizzate è possibile aggiudicarsi giocatori validi sottovalutati dal mercato, e perciò ancora abbordabili. “L’arte di vincere è una classica storia di perdenti,” ha dichiarato Pitt durante la première del film. “Come potranno sopravvivere? Anche se mostreranno il loro talento, saranno risucchiati dal mercato e dalle squadre con tanti soldi. Per questi ragazzi tutto è stato già deciso, non potevano combattere la guerra di altri, avrebbero perso in ogni caso. Hanno dovuto esaminare di nuovo tutto, ricercare nuove conoscenze, trovare una nuova forma di giustizia. In tutte le maniere possibili, Billy va contro un’istituzione. Molti uomini intelligenti hanno dedicato la loro vita a fare una cosa simile,” continua Pitt. “Dal momento in cui metti in discussione una parte del sistema, però, sei etichettato come eretico o messo al bando come un folle”. Ed è quello a cui è andato incontro anche Beane, che però ha tenuto duro.

L'arte di vincere locandina cinema

La locandina di "L'arte di vincere", il cui titolo originale è "Moneyball"

L’arte di vincere è un film che tratta temi universali e quanto mai attuali. “Affronta il problema di come noi stessi valutiamo le cose” ha dichiarato Pitt. “Come ci misuriamo gli uni con gli altri, come valutiamo noi stessi, e quali valori consideriamo quando decidiamo chi sia un vincitore. Il film si pone la domanda di come definire e stabilire le regole del successo. Dà grande importanza alla silenziosa vittoria personale di Beane, una vittoria che diventa per lui la conquista del monte Everest. Alla fine della giornata, tutti noi speriamo che quello che stiamo facendo avrà un certo valore, che vorrà dire qualcosa e io penso che sia ciò che questo personaggio ci richiede”. Lo abbiamo visto: L’arte di vincere è un buon film. L’ennesimo, dopo The Tree of Life, il film di Terrence Malick uscito la scorsa primavera, in cui Pitt era un capofamiglia alle prese con la mancata realizzazione del suo sogno americano, evento che manda in crisi i suoi valori e quelli da tramandare ai suoi due figli, oltre ad aprire il campo a riflessioni esistenziali comuni a ogni essere umano (chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo).

Eppure anche a Pitt deve mancare qualcosa. L’abbiamo cercata, e tra tutte le sue dichiarazioni recenti possiamo  affermare di aver trovato un’unica magagna: Pitt non ha molto tatto. In un’intervista pubblicata lo scorso settembre sulla rivista Parade Magazine, in occasione dell’uscita americana del film L’arte di vincere, ripensando al suo passato ha dichiarato: “Ho passato gli anni 90 a nascondermi, a schivare la cacofonia della celebrità. Ho iniziato a sentirmi patetico. Mi fu presto chiaro che stavo cercando di trovare un film che parlasse di una vita interessante, ma io stesso non stavo vivendo una vita interessante. Penso che il mio matrimonio (con Jennifer Aniston, ndr) avesse a che fare con tutto questo. Cercavo di fingere che il mio matrimonio fosse qualcosa che in realtà non era”. ‘Grazie  Brad’, deve aver pensato la povera Aniston che già dal confronto con la Jolie è purtroppo sempre uscita maluccio e che ora, a distanza di 20 anni, riceve pure il colpo di grazia! Poco dopo, però, il perfetto Pitt si è accorto della gaffe ed è arrivata la smentita: “Mi addolora essere stato interpretato in questo modo. Jennifer è una donna incredibilmente altruista, appassionata e divertente, e resta mia amica. È una relazione importante alla quale tengo moltissimo. Ciò che volevo far emergere non è che Jen era scialba, ma che lo stavo diventando io e di questo sono io il responsabile”. Insomma, si sa che le smentite hanno sempre meno eco delle affermazioni, e in questa si parla anche di essere scialbe…

On fastwebtv magazine

La copertina di ON di Gennaio 2012

Tralasciando l’amore per le sue ex o attuali compagne, l’esperienza che l’ha davvero cambiato però è quella della paternità, come lui stesso ha dichiarato: “Il più grande cambiamento della mia vita lo devo all’essere diventato padre. In un certo senso, i film che faccio diventano le estensioni cinematografiche di questo cambiamento. The Tree of Life è un film molto personale per Terrence Malick, ma mi ha dato occasione di sentirmi parte di un progetto grande e ambizioso. Diventare padre ha modificato tutto il mio modo di vivere e, devo ammetterlo, inizialmente mi ha un po’ spaventato. Da quando sono padre i miei figli sono l’unica cosa importante, il mio benessere è passato nettamente in secondo piano. La loro sicurezza e qualità di vita sono la cosa che conta di più per me, devo sempre avere la certezza che stiano tutti bene per poter dormire sonni tranquilli. Essere padre l’ha anche cambiato professionalmente: “Ora sono molto più attento a quali film scelgo, perché la notorietà mi offre la possibilità di fare selezione. Per esempio, non sono interessato a progetti in cui gli attori sono intercambiabili, dove uno vale l’altro. Vorrei far parte di progetti cinematografici che in futuro significhino qualcosa per i miei figli e che li rendano orgogliosi di avermi come padre”.

Qual è il suo film più bello?

Brad Pitt

Thelma & Louise

Prima di diventare attore, ha fatto lavori curiosi, dal trasportatore, all’autista di spogliarelliste in limousine, al pollo travestito per la catena di ristoranti El Pollo loco. Poi arriva Ridley Scott con Thelma & Louise (1991), e tutto cambia.

Fight club

Negli anni 90 infila un successo dietro l’altro: In mezzo scorre il fiume di Robert Redford (1992), Una vita al massimo di Tony Scott (1993), Intervista col vampiro e Vento di Passioni (1994), Seven, L’esercito delle 12 scimmie (1995), Sleepers L’ombra del diavolo e Sette anni in Tibet (1997) e Fight Club (1999).

Anche negli anni 2000 sono tanti i suoi film ben riusciti, tra cui: Snatch – Lo strappo di Guy Ritchie (2000), Spy Game e Ocean’s Eleven – Fate il vostro gioco di Steven Soderbergh (2001), Troy e Ocean’s Twelve (2004), Mr. & Mrs. Smith (2005), Babel (2006) e Ocean’s Thirteen (2007).

Inglorious Basterds - Bastardi senza gloria

Tra i più recenti, Burn After Reading – A prova di spia di Joel ed Ethan Coen (2008), Il curioso caso di Benjamin Button di David Fincher (2008), Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino (2009), The Tree of Life, di Terrence Malick e L’arte di vincere (2011).

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