Sulla soglia del cortile d’ingresso dell’azienda Vuillermin Gualtiero, nella bassa Valle d’Aosta, si viene accolti da una scultura di uno scalpellino e da un motto: “bien faire et laisser dire”, ovvero, fare bene e lasciare dire. Il castello di Verrès si vede lassù, sul cocuzzolo che spunta da dietro i blocchi di marmo depositati nel piazzale antistante gli uffici e il laboratorio. A guidare l’azienda specializzata nell’estrazione, lavorazione e commecializzazione di graniti, in particolare del Granito verde argento e della Pietra Verde di Courtil, troviamo Ivano Vuillermin, figlio di Gualtiero, che fondò l’impresa quasi 60 anni fa (l’anniversario ricorre nel 2011).
Appassionato del suo lavoro (si presenta ogni giorno alle sei del mattino…), ma soprattutto di auto sportive. Al punto da aver unito in matrimonio questi due amori, per dare vita a degli scudetti di Ferrari, Maserati, Lamborghini e Porsche realizzati in marmo. Ivano è un uomo dinamico e un vulcano di idee, non tutte a fine di lucro. Anche questa degli scudetti, per esempio, non è che un divertissement personale. “Lo spunto mi è venuto dalla concessionaria Ferrari di Torino, che mi aveva commissionato un Cavallino Rampante per lo showroom”, spiega Vuillermin. “Lo abbiamo realizzato di 2 metri per uno e c’è ancora oggi! Poi un collezionista svizzero che aveva 12 Ferrari ed era stato in quella concessionaria, ce ne ha commissionato un altro”. E da lì è nata l’idea. All’epoca il lavoro era durato mesi. Gli scudetti di circa 60 cm per 40 che fanno bella mostra di sé nel suo ufficio, invece, si fanno in tempi molto più brevi, grazie ai macchinari moderni a getto d’acqua e polvere di diamante.
Ma come è nato l’amore per le auto? “Mio padre seguiva i rally e, di nascosto da mia madre, mi ha sempre incentivato in questa mia passione. A 18 anni facevo su e giù per tutta la Valle alla ricerca di case in costruzione, per presentare la nostra pietra. Ero sempre in macchina ed ero contentissimo. Giravo con una Lancia Delta trasformata da
ghiaccio, la stessa che usavo per correre”.
Gli scudetti Ferrari in marmo… e le supercar, vere
Uno degli scudetti Ferrari realizzati con il marmo Giallo siena, Nero Belgio, e la parte in alto tricolore, con il Verde della Valle d’Aosta, Bianco dalla Grecia e Rosso Francia, Vuillermin lo ha regalato all’ingegnere Mauro Forghieri, fra i più stretti collaboratori di Enzo Ferrari e responsabile di tutte le Formula 1 dal 1963 al 1984. Conosciuto a una conferenza, gli ha scritto una dedica su un suo libro: “A Ivano e alla meraviglia per lo stupendo presente che mi ha fatto”.
Un riconoscimento dal valore emotivo molto alto per Ivano, che si è comprato la prima Ferrari a 27 anni, sempre con la complicità del papà, che però quando lo vide entrare in cortile gli disse “Non te la sei neanche comprata rossa?”.
Perché la GTB 308 del 1984 era azzurra. L’ha rivenduta dopo due anni per una GTS 308 Quattrovalvole, sempre usata. La terza è arrivata nel 1988 e fu la prima acquistata nuova. Era una GTS 328, mentre la quarta è stato il regalo per il 50esimo compleanno, il 15 luglio del 2007: una F430 F1 Spyder.
L’inventiva è una dote di famiglia. Il padre era segretario comunale. Un giorno, ristrutturò un comò alla moglie, sostituendo il piano in legno con uno in marmo Verde di Gressoney, e quel mobile diventò bellissimo. Tanto che gli fece accende la lampadina: comprò una fresa e iniziò a lavorare il marmo che acquistava a Carrara. Così nacque la Vuillermin Gualtiero. Un’impresa che oggi esporta le sue creazioni per interni e per esterni in tutto il mondo, da Hong Kong, al Kuwait, da Singapore alla Francia. E nell’elenco dei lavori svolti compare anche la Villa di Alain Prost a Ginevra, quella di Donald Trump ad Atlanta City e uno splendido attico di 1800 mq in piazza San Babila a Milano, con 400 metri di terrazze con marmo verde. Chapeau.
Marmo d’artista
Ugo Vuillermin, il fratello maggiore di Ivano, è un artista del marmo e utilizza una tecnica seicentesca, derivante dall’acquaforte per l’incisione su marmi e vetro, tramandata di generazione in generazione a una sola persona, di cui dice di essere l’unico depositario, dal momento che il suo maestro, Giorgio Zambelli, è mancato qualche mese fa. Non entriamo nel merito di questa affascinante storia che si legge anche nel luccichio degli occhi di Ugo mentre la racconta. Lasciamo invece che sia la sua Sindone (nella foto) a parlare da sé: riproduce su una pietra dura come il marmo persino la trama precisa del lenzuolo. Ed è fermata su una tavola di legno massello da tre chiodi: due ai lati, come sulle mani di Gesù in croce, e uno in basso, come quello sui suoi piedi.
Articolo scritto da: Samuela Urbini
Sono a conoscenza che il Maestro Giorgio Zambelli aveva svariati allievi, pertanto non sei l’unico detentore dei suoi segreti alchemici.
grazie Roby. magari tu sei fra questi?
SignoriVuillermin
Ho letto con partecipazione i post, il vostro entusismo nei confronti del marmo contagia.
Grazie
Maestroorso.blogspot.com