Il calendario Pirelli compie 45 anni

16 Gen

pubblicato su Autocar - gennaio 2009

Così come Elle McPherson per la moda è “The Body”, per il popolato mondo dei calendari quello Pirelli è semplicemente: “The Cal”. Nati quasi nello stesso anno, 1963 lei, 1964 “lui”, hanno molte caratteristiche in comune: sono il punto di riferimento nel loro settore, hanno un’eleganza indiscussa, molti farebbero carte false per averli e,
soprattutto, non risentono dei segni dell’età. Già, perché il calendario, lo strumento di promozione di immagine principe del Gruppo Pirelli, è un oggetto di culto da 45 anni ed è testimone dell’evoluzione del costume e del cambiamento dei canoni di bellezza, come Autocar vi mostra in queste pagine lasciando che siano le immagini a parlare da sé. Infatti dai muri dei garage delle autorimesse, dove lo si trovava inizialmente, è passato in poco tempo e di diritto
nei musei di arte e fotografia.
Per l’edizione 2009 è tornato per la terza volta a posare il suo set in Africa, merito del fotografo Peter Beard che ha una smisurata passione per questo Paese e che ha portato sette modelle di fama internazionale in Botswana, tra elefanti, serpenti, fango e insetti. Una scelta artistica che vuole anche lanciare un messaggio ecologico: in questo mondo devastato da logiche di sviluppo senza regole, l’uomo per salvarsi deve ritornare all’armonia della natura.

Il mercato dei collezionisti

Il calendario, però, non è solo un oggetto del desiderio intellettual-voyeuristico, ma ha anche un valore collezionistico. Nonostante non abbia un prezzo di vendita, vi sono alcune edizioni molto ricercate tra i collezionisti. Chi ne trova una del primo decennio trova un tesoro. In particolare, i calendari del 1973 e del ‘74 sono ricercatissimi e quindi più quotati, anche se non hanno un prezzo di partenza ben definibile. Nel 1975 una serie completa di calendari del primo decennio è stata battuta da Christies per 2mila sterline (per beneficenza), una quotazione superiore a quella di un’opera di Warhol aggiudicata nella stessa asta.

In seguito, una copia del 1973 di Allen Jones è stata battuta per la cifra record di 20 milioni di lire. Da qualche anno tutto il mercato del collezionismo si è spostato su e-Bay, dove una copia del calendario 2003 autografata dal fotografo Bruce Weber e dal presidente Pirelli, Marco Tronchetti Provera, ha raccolto 13mila euro destinati a opere di bene. Anche oggi, se si cerca su e-Bay (soprattutto sulla versione tedesca), si trovano copie dell’ultima edizione a prezzi intorno ai 2/400 euro e una copia autografata dal fotografo Peter Beard a 999 euro.

Come regola generale, le prime mille copie di ogni edizione sono numerate e dunque più prestigiose. Ma come è diventato “cult”? Il primo (1964), realizzato da Robert Freeman, noto come “il fotografo dei Beatles”, trasforma il calendario da gadget natalizio per i propri clienti in: The Cal. Per varie ragioni. Perché da questo momento si ricercano
i fotografi di maggior successo, le location più trendy, le modelle più famose, ma anche perché il calendario è a tiratura limitata, 35.000 copie nei primi anni, 20/25.000 dal 2004 e, soprattutto, perché non si può comprare.

A chi vanno le copie?

Non essendo in vendita, le varie direzioni delle filiali internazionali del Gruppo Pirelli stilano ogni anno un elenco di personaggi famosi dell’industria, dello spettacolo, della cultura e delle istituzioni che lo ricevono in dono. Per l’edizione 2009, per esempio, l’ha ricevuto anche Barack Obama in campagna elettorale (e non McCain) e ogni anno arriva a Buckingham Palace, al Re del Marocco e di Spagna.

Negli anni 60 le modelle sono per lo più giovani esordienti. Il ’69 è l’anno della California, con ragazze in bikini tra surfisti e spiagge dorate, bocche in primo piano che leccano un ghiacciolo o appoggiano sulle loro labbra socchiuse il collo di una bottiglia di Coca-Cola. È l’inizio delle allusioni al mondo dell’hardcore, che prende piede in quegli anni proprio in California, quando in Italia ci si scandalizza ancora per l’ombelico scoperto di Raffaella Carrà nel suo Tuca Tuca. Nel 1971 appare il primo nudo integrale, anche se sfumato dalle tinte di un raffinato controluce.

Nel ’72 arriva la prima fotografa donna, Sarah Moon, che realizza quasi dei quadri impressionisti. Il 1973 e ’74 segnano il ritorno alle forme femminili più esplosive che, arte o non arte, sono sempre state il tratto più amato dei calendari Pirelli. Dal 1975 al 1983, invece, c’è un vuoto, il calendario non esce a causa, si dice, della crisi economica
dovuta al petrolio. Superata l’Austerity si arriva agli anni 80, con la loro voglia di divertimento e trasgressione, naturale erede del castrante periodo precedente. Riappare traccia del prodotto Pirelli sotto forma dell’impronta dei pneumatici che si stampa su spiagge esotiche e su corpi scultorei.

Dall’edizione olimpica alle top model

Per le Olimpiadi del 1990 Arthur Elgort realizza il primo calendario in bianco e nero e nel 1994 inizia una nuova era, quella delle top model. Tutti ricordano Cindy Crawford, EvaHerzigova, Kate Moss, Inès Sastre,
Gisèle Bündchen. è strepitoso il calendario di Richard Avedon del ’95, che ritorna al sensuale immortalando, tra le altre, una statuaria Naomi Campbell nuda, di spalle, con l’impronta della sabbia dorata sulla pelle. Che, insieme alla Monica Bellucci ritratta sempre da lui 2 anni più tardi, fanno a gara per la foto più sexy di tutti i tempi. Nel 2000 il calendario è affidato ad Annie Leibovitz, storica ritrattista di Rolling Stone prima e di Vanity Fair oggi e per tutti gli anni 2000 attrici e modelle molto famose saranno splendide portavoce della magia del Calendario Pirelli.

I fotografi del Calendario Pirelli che hanno fatto storia

Robert Freeman, che ha firmato il primo calendario nel 1964

Sarah Moon è la prima fotografa donna (1972)

Uwe Ommer rilancia le impronte del pneumatico su corpi e spiagge (1984)

Terence Donovan fotografa le prime modelle di colore, tra cui una Naomi Campbell sedicenne (1987)

Barry Lategan introduce gli uomini (1988)

Arthur Elgort realizza il primo calendario in bianco e nero (1990)

Herb Ritts inaugura l’era delle top model (1994)

Bruce Weber scatta anche alcune star maschili del cinema e della musica (1998)

Annie Leibovitz, una delle migliori ritrattiste al mondo (2000)

Patrick Demarchelier, fotografo di Lady Diana e il primo non British a fotografare la Famiglia Reale inglese (2005, 2008)

Articolo scritto da: Samuela Urbini
Per vedere l’articolo sui 45 anni del calendario Pirelli, pubblicato su Autocar di gennaio 2009: Autocar gennaio 2009_PIRELLI ALBUM

Una Risposta a “Il calendario Pirelli compie 45 anni”

  1. IT Support 14 dicembre 2013 a 17:33 #

    It’s amazing to visit this web page and reading the views of all mates regarding this article, while I am also keen of getting know-how.

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