Cos’hanno in comune Google, General Mills, Bmw, Deutsche Bank e Barclays? Sono tutte multinazionali e tutte hanno portato le discipline orientali in azienda per prendersi cura del benessere dei propri dirigenti e dipendenti. Si è infatti sviluppata da qualche anno negli Usa, in Inghilterra e anche in Germania la tendenza a introdurre yoga, tai chi e altre arti orientali nei corsi di formazione aziendale o come benefit per i propri dipendenti, perché si è scoperto che alleviano lo stress, la malattia del terzo millennio, da cui quasi nessuno è immune. E con la diminuzione dello stress, le persone si ammalano meno, diventano più produttive e collaborative. Alla General Mills, corporation cui fanno capo marchi come Häagen-Dazs, da 7 anni il martedì mattina è prassi aziendale il corso di meditazione e yoga. E in ogni building del quartier generale, in Minnesota, c’è una stanza attrezzata con cuscini da meditazione e tappetini yoga. A Mountain View, in California, nella sede centrale di Google, da anni si praticano yoga, meditazione e mindfulness (una tecnica che deriva dalla meditazione Vipassana buddista), come metodi efficaci per gestire lo stress, inseriti all’interno del programma “Search Inside Yourself”. Un’altra azienda americana, Aetna, ha realizzato una ricerca con la Duke University School of Medicine che ha rilevato come un’ora di yoga alla settimana abbia ridotto il livello di stress dei dipendenti di un terzo, abbassando altresì i costi aziendali per malattia. A Londra, seguono programmi di yoga anche i dipendenti di First Direct, Taj Hotels e della squadra di calcio West Ham United. In Germania spopolano altre discipline orientali, come il tai chi chuan e il qi gong di Awai Cheung, autore di bestseller e punto di riferimento per i manager teutonici che apprezzano i suoi programmi da fare in qualunque luogo, anche in pochissimo tempo: 5 o 10 minuti alla scrivania funzionano, sostiene il guru in giacca e cravatta. Se lo dice Awai… Che comunque è consulente di Bmw, Deutsche Bank, Deutsche Bahn e Vodafone D2, quindi qualcosa da insegnare ce l’ha senz’altro. C’è però chi ha un atteggiamento più scettico, come il medico sportivo e rettore dell’Università tedesca dello Sport di Colonia, Ingo Froboese, che avverte: «I lavoratori non devono aspettarsi troppo da cinque minuti di questi esercizi. Non basta inserirli nella propria routine quotidiana: queste attività hanno bisogno di spazio, tempo ed energia». Secondo il dottore, infatti, il business-yoga è solo l’ultima delle mode per uomini e donne in carriera. Una volta c’era la ginnastica da ufficio, ma «rispetto a ginnastica, yoga è un termine che suona meglio», puntualizza Froboese.
Perché fare Yoga
Ai neofiti, tutto questo appare un po’ New Age, è vero. Che sedendosi su un cuscino o un tappetino un’ora alla settimana uno possa sentirsi meno stressato sembra un’idea per figli dei fiori. Steve Jobs meditava regolarmente, era buddista zen ed era nota la sua capacità di avere una visione lucida su cosa fare e come: lui sosteneva che molto fosse dovuto alla sua pratica costante della meditazione. Studi scientifici hanno infatti dimostrato che meditare riduce i livelli di cortisolo, un ormone correlato allo stress: quando il cortisolo si abbassa, la mente si calma e riesce a concentrarsi meglio sui compiti, prendere decisioni risulta più facile e la comunicazione con gli altri diventa più efficace.
Perché, dunque, fare yoga in ufficio? Chi passa tante ore alla scrivania incurva la colonna vertebrale e accumula tensioni nelle spalle e nella zona lombare e spesso respira in maniera incompleta. Anche una sola ora a settimana sarebbe una fonte di relax enorme. «Le persone si stupiscono di quanto sia importante respirare in maniera corretta e completa», aggiunge Denis Rizzo, coach e insegnante di yoga di Formenergy, che propone lo yoga in azienda abbinato al team coaching. «Acquisiscono una maggiore consapevolezza del proprio corpo e di quali siano i segnali e i sintomi dello stress e imparano metodi per poterlo attenuare. Molti ci hanno chiesto di continuare anche individualmente». Lo yoga non fa necessariamente amare il proprio lavoro, intendiamoci, né il proprio capo, ma li fa accettare per come sono, nei loro lati positivi e negativi. Perché l’insegnamento di tutte le pratiche che portano alla consapevolezza dell’individuo, yoga compreso, è che il mondo non può girare come diciamo noi. Neanche se ci arrabbiamo tantissimo. Dunque prima lo accettiamo, meglio stiamo.
E in Italia?
La tendenza che all’estero è già una realtà consolidata, in Italia muove i primi passi, ma se le mode qui arrivano con qualche anno di ritardo, si può prevedere che nei prossimi cinque anni ci sarà un grande sviluppo di queste attività tra le pareti aziendali. Da tre anni Formenergy propone lo yoga in azienda abbinato al team coaching. «In Amgen Dompè sono stati programmati incontri a cadenza mensile di un paio d’ore in pausa pranzo, con gruppi di 10/12 persone», continua Rizzo, responsabile del progetto yoga e benessere organizzativo. «Alla Barclays, invece, abbiamo effettuato interventi di un’intera giornata per gruppi di funzionari e manager. Con esercizi di yoga e successivi momenti di team coaching, in cui ogni persona ha potuto acquisire la consapevolezza dei propri livelli di stress, della differenza di rendimento tra una persona stressata e una no, della necessità di prevenire lo stress attraverso l’ascolto dei segnali dati dal corpo».
Le formule con cui viene proposto lo yoga in azienda sono diverse e vanno dalla lezione settimanale, allo stage intensivo di uno o più giorni. Yoga Corporate propone il Kundalini Yoga, che combina respirazione, meditazione e rilassamento e che lavora sul corpo attraverso i Kriya, sequenze di posture e movimenti connessi con particolari respirazioni. L’ideatore e responsabile Paolo Santacà spiega «Abbiamo lavorato per cinque anni per Quadrifor, l’istituto bilaterale per lo sviluppo della formazione dei quadri del terziario, che organizza corsi per i quadri aziendali e che per anni ha inserito lo yoga nei suoi programmi. Erano pianificati dieci incontri annuali in forma di workshop tematici, ai quali le varie aziende potevano iscriversi. Uno dei più richiesti è stato quello per il mal di schiena. Tra le altre grandi aziende con cui abbiamo lavorato c’è anche Adecco».
Ama lo yoga anche l’amministratore delegato di Venere.net Marco Bellacci che, insieme all’insegnante Gabriele Paoletti, fondatore della scuola Odaka di Roma, l’ha portato all’interno della sua azienda.
È sempre dall’iniziativa di una persona che si trova in posizione di potere che partono questi programmi innovativi: Betta Gobbi, titolare di Grivel, l’azienda valdostana di prodotti tecnici per la montagna, è anche insegnante di Yoga Kundalini. Ha scoperto questa disciplina 12 anni fa in un momento di stress personale e lavorativo acuto. E da allora non l’ha mai lasciata e, anzi, ha deciso di condividerla con chi fa la sua stessa vita, i manager. «La scorsa estate abbiamo proposto sessioni di yoga per manager a Sagron Mis, in Trentino, e da quest’autunno ho in programma di organizzare weekend a Courmayeur e Cortina. Ho preparato moduli depurati dagli aspetti orientaleggianti. Estrapolare la parte più performante e adatta ai manager è fondamentale, mi interessa che queste persone ne traggano dei vantaggi immediati». E di una cosa è convinta: «Se riuscissimo a creare manager più rilassati, il mondo sarebbe migliore».
Nel 2012 c’è stata anche l’esplosione dello Yoga della risata, che utilizza le pratiche della respirazione yoga unite ad altre atte a generare una risata stimolata che, come è stato scoperto da recenti studi, sulla mente ha gli stessi effetti di una risata spontanea. Davide Giansoldati, autore del libro Ho ho ha ha ha (Xenia) l’ha già portato in molte aziende e la formula varia da sessioni di 1 ora e mezza, a workshop più approfonditi. «E’ una disciplina che va spiegata e fatta provare», spiega Giansoldati, «quindi per me sessioni di meno di un’ora non hanno senso. A meno che non siano settimanali o quotidiane, allora anche 15/20 minuti darebbero molti benefici».
Come attrezzarsi?
Per praticare yoga l’unico strumento necessario è un tappetino antiscivolo, che consente di fare anche posizioni più difficili in sicurezza. Si trovano mediamente a 20 euro sul mercato. Per il resto, abbigliamento comodo, un po’ elasticizzato perché non sia d’intralcio e nient’altro, perché si pratica a piedi nudi. Possono essere utili un cuscino e una coperta se si fa anche meditazione, o per stare più comodi in determinate posizioni nei primi tempi, in cui si è ancora un po’ rigidi.
Manager italiani che praticano
Sono molti anche i dirigenti italiani praticanti. Per esempio, Federico Hertel della Opus Proclama spa, che ha reso lo yoga una pratica quotidiana. Così come Oscar di Montigny, direttore marketing di Banca Mediolanum, che ogni giorno da 15 anni si dedica a tecniche di respirazione e meditazione. «E’ utile a molte cose, soprattutto a prendere consapevolezza del potenziale della propria sensibilità e ad aumentarla. Per il rispetto che ho per discipline come lo yoga, però, l’azienda non mi sembra ancora il contesto più adatto. Ma mi auguro che il trend prenda presto piede, seguendo quel concetto più olistico di benessere che riconosce la centralità dell’uomo in azienda. Con queste pratiche ho avuto molti benefici anche in ambito lavorativo, aiutano a gestire meglio le sollecitazioni a cui quotidianamente siamo sottoposti. Sul piano del corpo si ha un miglior utilizzo delle risorse energetiche, a livello mentale si è più lucidi, intuitivi e risolutivi, e sul piano della relazione si riesce a sviluppare capacità nella mediazione. Per me questo è importante, dovendo coordinare più di 200 persone, il che mi fa essere un gestore tanto di relazioni, quanto di progetti». Brunello Cucinelli, imprenditore del cachemire, si dedica invece alla pratica dei Cinque tibetani, cinque esercizi da eseguire ogni giorno, in ripetizioni crescenti, che sarebbero una fonte di giovinezza. Lui sostiene di aver riacquistato 0,25 diottrie di vista, più capelli in testa e vigore sessuale. Detta così, Cinque tibetani per tutti!
Articolo scritto da: Samuela Urbini