La prima cosa da sapere è che Wall Street: il denaro non dorme mai è un sequel del mitico Wall Street del 1987, ma può essere guardato anche senza aver visto il primo. Per espresso volere del regista Oliver Stone, che non voleva solo un bis.
Il trait d’union tra i due infatti è Michael Douglas-Gordon Gekko, il rampante broker senza scrupoli e finalizzato solo al guadagno a ogni costo che alla fine del primo finiva in carcere e all’inizio del secondo viene rilasciato, dopo aver scontato la pena. Riprende i suoi effetti personali, tra cui un fantastico cellulare dalle dimensioni di un telecomando: qualche anno è passato e il mondo è completamente cambiato, mentre sua moglie lo ha lasciato, suo figlio si è suicidato e sua figlia non vuole più rivolgergli la parola. Un bel quadretto in cui chiunque rivedrebbe qualche passaggio della sua vita.
Ma Gekko è Gekko. Il suo monologo sull’avidità del primo film, che non è un’invenzione degli sceneggiatori, ma trae ispirazione da un reale discorso fatto dal finanziere Henry Kravis, fece proseliti tra i rampanti broker di fine anni 80. E lui (come molti simili a lui) ci crede sinceramente, tanto che in Wall Street: il denaro non dorme mai affina questo concetto sostenendo che l’avidità non è solo giusta, ma anche legale. E come il cancro che si è insinuato nel sistema finanziario, fatto di speculazioni e operazioni prive di copertura, manderà in rovina l’economia statunitense.
A 23 anni dal primo film la storia che si racconta ha delle analogie, ma sarebbe stato del tutto anacronistico non inserire degli elementi in grado di spiegare alcuni dei nuovi meccanismi malati che hanno portato alla crisi finanziaria del 2008, la più grave dopo quella del 1929. “Nel 2008 non era più plausibile che esistessero uomini come Gordon Gekko”, ha spiegato il regista. “Quel personaggio, quel tipo di pirata, non esisteva più, era stato soppiantato dalle istituzioni che, in precedenza, erano soggette a normative e regolamenti rigorosi. In passato, una banca era una banca e una compagnia di assicurazioni era una compagnia di assicurazioni. Nel 2008 tutto ciò è cambiato. Le barriere tra le diverse istituzioni sono state abbattute dalla deregolamentazione attuata durante gli anni 80 e 90”. Nel quadro delle ricerche, Stone e il suo team hanno visitato banche d’investimento e hedge fund, oltre a incontrare un certo numero di personalità di spicco nel mondo della finanza. “Abbiamo parlato con alcuni dei maggiori politici e maghi della finanza”, ha aggiunto il regista. Con un ottimo risultato, tutto da guardare.
Il regista
Questo film è stato girato in 58 giorni da Oliver Stone che, all’uscita del secondo episodio ha dichiarato, circa il primo: “Ho realizzato Wall Street come una storia sulla moralità e credo di essere stato frainteso da molti. È incredibile il numero di persone che, negli anni, mi ha detto: ‘Ho iniziato a lavorare a Wall Street per via del suo film’”.
La sceneggiatura
Per la sceneggiatura di questo film è stato scelto anche un intermediario finanziario accreditato, sedicente “tossico della finanza”: Allan Loeb. Che ha incontrato alcuni dirigenti di hedge fund e funzionari di banca e ha trascorso molto tempo con un ex operatore di Borsa in una delle maggiori società del settore. Douglas ha accettato il ruolo solo dopo aver letto lo script di Loeb.
Il nuovo discepolo
Al posto di Charlie Sheen, che si faceva indottrinare da Gekko nel primo film, troviamo questa volta Shia LaBeouf. “Oliver mi ha detto: ‘Se vuoi girare il film, dovrai darti da fare e studiare’, così sono andato in una società di intermediazioni finanziarie e ho chiesto di aprirmi un conto”. Ha superato il Series 7 Test, l’esame per diventare operatore di Borsa.
Una curiosità
Nel film compare anche Eli Wallach e la suoneria del cellulare del protagonista è il motivetto del film Il buono, il brutto, il cattivo. Fa un cameo anche Charlie Sheen, discepolo di Gekko nel primo Wall Street.
Articolo scritto da: Samuela Urbini
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