Magari siete tra quelli a cui è capitato di imbattersi in un documentario su un viaggio nel deserto e vi siete detti che la macchina in garage vi fa fare bella figura in giro, ma vuoi mettere una vacanza scapicollandosi su e giù dalle dune in 4×4? Oppure avete sempre voluto provare l’emozione del deserto, ma poi l’idea di giorni e giorni passati mangiando sabbia, con acqua razionata e splendide nottate sui materassini, sotto una tenda, vi ha fatto convenire che forse la vacanza non era quella dei vostri sogni. Di sicuro, quando pensate “deserto”, il grande Sahara balena alla vostra mente.
Ce n’è però un altro che vi ammalierà così come le dune dorate del Maghreb sanno fare, e che potete prendere in considerazione se desiderate un approccio light al fuoristrada duro e puro, perché in poche ore potete essere a fare il bagno in mare, o a visitare una città storica. Poco conosciuto dai più, ma già noto a chi le 4×4 le ha nel sangue: è il deserto multicolore dell’Oman. Il Sultanato è un luogo magico, crocevia tra la cultura araba e quella indiana, tanto che molti ristoranti sono gestiti da indiani, anche se, intorno a voi, potrete vedere uomini che indossano le tradizionali tuniche di cotone o lana chiara e donne velate.
Non solo dune
Aggrappato alla punta sud orientale della penisola arabica, vanta una storia millenaria dato che qui l’uomo si insediò già all’Età della Pietra, come provano i reperti archeologici che si possono visitare in varie zone del Paese. E ha una ricchezza naturale, oltre che culturale, ignota a molti, ma affascinante da scoprire: si va dal mare, bello, più bello di quello degli Emirati, e caldo, dove si fa il bagno quasi tutto l’anno, alle montagne alte tremila metri, attraversando vaste aree desertiche e oasi verdeggianti. Chi c’è stato, racconta di una proverbiale accoglienza fatta di sorrisi, lunghi racconti e inviti a fare due chiacchiere davanti a un caffè o a un tè. Ma non immaginatevi villaggi di beduini arretrati, o pericolosi assalti alla diligenza se deciderete di avventurarvi da soli in un tour su quattro ruote. Nel deserto non si va da soli per sicurezza, non per il pericolo dei furfanti. Non in Oman, almeno.
Dal 1970, infatti, il Sultanato è guidato dal Qabus Bin Said, figlio del precedente sultano oscurantista, ma soprattutto figlio intellettuale dei suoi studi in college britannici. Se vi siete mai domandati se potrebbe esistere un monarca assoluto illuminato, avete trovato la risposta. Sì, lui lo è e in patria è amatissimo. Perché? In 40 anni ha rivoluzionato il paese, facendone uno dei più progrediti ed equilibrati del Medioriente. Anche i villaggi sperduti tra le montagne hanno acqua, luce e scuole, le ragazze frequentano l’università e l’assistenza sanitaria è di alto livello. I monumenti sono stati restaurati, i parchi naturali curati, le strade della capitale Muscat sono più pulite di quelle di Zurigo e i beduini del deserto non rubano, perché viaggiano in Toyota.
Affidarsi a tour operator esperti
La macchina è dunque l’ideale per visitare questo paese grandi quasi come l’Italia. Se però è la prima volta o quasi che prendete in mano il volante di una 4×4 non per salire sui marciapiedi di Roma o Milano, ma per metterla davvero alla prova, o se semplicemente volete affinare la vostra tecnica di guida nel deserto, c’è un viaggio che fa per voi. E che non vi costringe a tour de force da 500 km al giorno, né a ritornare giovani marmotte, sempre che lo siate mai stati, nel tentativo di far stare in piedi una tenda nella sabbia. I Viaggi di Maurizio Levi (tel 02 34934528) è un operatore specializzato in tour di scoperta ed è stato tra i primi a proporre l’Oman.
Nel catalogo di quest’anno ha inserito Terra incognita, un itinerario di 9 giorni al volante di una Toyota Land Cruiser 4.200 cc a benzina ultimo modello, tra montagne, dune e oceano, con incluso un corso di guida fuoristrada. Il periodo migliore per andare in Oman va proprio da ottobre a maggio, evitando dunque i mesi più caldi. E questo programma mixa piacevolmente momenti di relax e visite culturali, a momenti più avventurosi, ma sempre assistiti, di guida nel deserto.
Da Muscat alle Wahiba Sands
Il primo giorno si vola fino a Muscat, la moderna capitale dell’Oman, si pernotta in un quattro stelle e il giorno successivo si ritirano le 4×4 per iniziare in tranquillità con una visita alla città, compresa la Grande Moschea, in marmo bianco con archi e minareti, l’unica in Oman accessibile anche ai non musulmani. Si imbocca quindi la spettacolare strada che porta all’interno del paese, attraverso le montagne dell’Hajar, con vette che toccano i 3000 metri. Qui inizia una tortuosa pista in salita che raggiunge un passo a 2050 metri sul livello del mare, dal quale si gode di una vista straordinaria.
Ridiscendendo, si passa per il villaggio di Al Hamra, con i suoi quartieri vecchi in cui ammirare l’architettura tradizionale delle case costruite in “banco”, argilla impastata con paglia. E si raggiunge in serata Nizwa, la città più spirituale dell’Oman, attraversando le ultimi propaggini delle montagne, dove si cena e si pernotta in hotel. Ristorati, si è pronti per ripartire il mattino successivo per un giro nel suo Forte e nel caratteristico souk, ristrutturato e molto ordinato rispetto ai souk del nord Africa. È il punto d’incontro degli abitanti delle montagne e qui è ancora facile incontrare uomini vestiti con la tradizionale tunica di cotone o lana grezza, il turbante e un appariscente coltello a lama ricurva (khanjar) alla vita.
Ma il pezzo forte arriva ora: si riparte in direzione Est per raggiungere le Wahiba Sands, la grande distesa di deserto sabbioso che occupa la parte orientale del paese, fino alla costa dell’oceano Indiano. Ci si inoltra poi per 40 km tra le dune rosse, per fermarsi a cenare e dormire sotto le stelle. O meglio, in campi mobili, con tende igloo e materassini in gommapiuma forniti dall’organizzazione. La cena sarà preparata da un cuoco locale, dunque dopo il tramonto si potrà pensare solo a godersi la pace.
E’ l’ora del deserto!
Giunti al quarto giorno si hanno davanti 140 km di deserto, caratterizzato da enormi dune di sabbia rossa, punteggiate da radi cespugli, che delimitano corridoi lungo i quali si viaggia. A volte i corridoi si chiudono ed è necessario scavalcare le creste sabbiose e, avvicinandosi alla costa, la sabbia diventa più gialla e le dune più alte. Il momento è propizio per il corso di guida in fuoristrada: un esperto accompagnatore italiano salirà a turno a bordo delle vetture e affiancherà il guidatore spiegando gli accorgimenti per affrontare le dune. Se ci si insabbia, si imparano i trucchi per uscirne sani e salvi, con le piastre, il traino con il cavo o la tecnica dello strappo, quando la situazione è proprio critica. Al tramonto, si rimonta il campo per cenare e dormire di nuovo en plein air, con altre spiegazioni sulle tecniche di guida.
Il quinto giorno ci si accontenta di 130 km, tra il deserto e la spiaggia con le sue distese di sale bianco, valloni e scarpate ricche di conchiglie, resti di antichi bacini marini, dove si metteranno alla prova le nozioni imparate il giorno precedente, ma in un ambiente differente: per capire meglio come si affronta una scarpata in salita e in discesa, l’avanzamento in un percorso roccioso, lo scavalcamento di colline. In pochi chilometri si arriverà poi nella splendida baia di Al Khaluf, con le sue dune di sabbia caraibica che si perdono nelle acque verdi-blu, maldiviane, dove si passerà la notte.
Il giorno dopo, tornando verso Nord, seguendo la costa dell’Oceano Indiano, si percorrono ancora decine di chilometri lungo spiagge deserte, in mezzo a miriadi di uccelli che si alzano in volo, piccoli villaggi di pescatori, rocce, dune, lagune, spiagge rosa per i frammenti delle conchiglie. E il penultimo giorno si affrontano altri 270 km di asfalto per raggiungere Sur, una cittadina dove visitare il quartiere dei pescatori di Ayala, ancora costruito in stile arabo con le piccole case bianche e i caratteristici portali in legno massiccio intarsiato e decorati con borchie. Vale la pena anche di soffermarsi per una visita alla fabbrica dei dhow, tipiche imbarcazioni in legno, senza l’uso di chiodi metallici, ancora oggi utilizzate dai pescatori e per piccoli commerci con i vicini Iran e Pakistan. A questo punto, sazi delle nuove capacità acquisite, siete pronti per il rientro in Italia, probabilmente con la voglia di prenotare subito un altro viaggio in 4×4 per testare le vostre abilità da fuoristradista.
Articolo scritto da: Samuela Urbini
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