Uno dei riusi più virtuosi in campo architettonico è quello dei container. Grandi contenitori in metallo che possono essere caricati su un camion, così come su un treno o su una nave senza dover trasferire più volte la merce da un mezzo di trasporto all’altro, sono nati nel 1956, quando l’imprenditore Malcom Mclean ebbe l’idea che avrebbe rivoluzionato la logistica degli anni a venire. Un unico contenitore che poteva essere facilmente manovrabile e adatto a ogni mezzo di trasporto era l’uovo di Colombo, ma fu un’idea che ebbe il merito di abbattere tempi e costi della logistica. A tal punto che oggi comprare nuovi container a ogni viaggio è meno dispendioso che riportare indietro quelli usati e vuoti, che spesso rimangono stoccati nei porti in attesa di essere riempiti di nuove merci e riportati al porto d’origine dove opera lo spedizioniere. In alcuni casi non verranno più riempiti e dunque diventeranno un rifiuto. L’idea di riutilizzarli donando loro una nuova vita è quindi qualcosa di molto, molto utile.
In un primo momento alcuni architetti pionieri li hanno riutilizzati come elementi di costruzione low cost e che portano in sé un carattere di movimento, di temporaneità. Sono quindi diventati luoghi-non luoghi per mostre itineranti o per case “portatili”. Negli ultimi anni invece il container ha avuto un secondo ciclo di vita ancora più virtuoso, grazie all’interessamento da parte dei più grandi studi di architettura internazionali. Che ne hanno messo in luce due caratteristiche peculiari: il container è green, dal momento che l’energia impiegata per realizzarlo è già stata spesa, quindi riusarlo ne consuma pochissima; ed è modulabile, quindi utilizzabile in combinazione di più unità insieme, per andare a costruire abitazioni di alto livello, flagship store, centri culturali, hotel o altri spazi adibiti all’accoglienza del pubblico.
Di solito i container hanno dimensioni standard: sono a forma di parallelepipedo di 2,44 metri di larghezza, per 2,59 di altezza e due lunghezze, 6,10 o 12,20 metri. Essendo strutturati per resistere anche al trasporto in mare, sono molto resistenti e durano a lungo, inoltre si trovano ovunque nel mondo, e in grande quantità.
Annette Spillmann e Harald Echsle dello studio spillmann echsle architekten li hanno scelti per il Freitag Flagship Store di Zurigo, dove vengono vendute le bellissime messenger bag dei fratelli Freitag, diventate culto perché realizzate in materiali riciclati come copertoni usati, teloni di camion e cinture di sicurezza. Coerentemente con il prodotto, anche l’edificio ha scelto un materiale riciclato: il container. I contenitori all’esterno conservano memoria del loro passato, visibile nelle colorazioni diverse e nei codici di trasporto e identificazione ancora presenti, mentre l’interior design dello spazio vendita annulla queste differenze a favore di un allestimento omogeneo e moderno. Per la costruzione sono stati scelti 17 container standard, quelli lunghi 6 metri, con una base che poggia su due file di 4 container, sulle quali si erge la colonna di altri 7 container che va a formare la caratteristica torre che si spicca anche da lontano. Tutti i container sono stati scelti ad Amburgo e trasportati a Zurigo in treno e per unirli sono stati usati solo materiali provenienti dall’industria logistica, compresi i rinforzi diagonali usati per sopportare alti carichi dovuti al vento. Le pareti laterali sono diventate trasparenti per ottenere un’intensa illuminazione naturale e per far sì che dall’esterno si possa vedere dentro, come se fosse una vetrina.
Un altro esempio emblematico del riuso di container è lo Sjakket Youth Centre, nato dalla riconversione di una fabbrica in disuso, oggi centro per giovani immigrati ai quali viene data un’alternativa alla vita da strada con attività sportive e culturali. Realizzato da PLOT, studio di architetti che oggi ha dato origine a due studi diversi, Big e Jds, lo Sjakket Youth Centre si trova in una zona industriale vicino a Copenhagen. I muri esterni dell’ex fabbrica sono stati preservati, anche perché sotto vincolo di salvaguardia, e la struttura industriale del passato fa da sfondo alla più attuale urban street culture visibile nei graffiti che sono stati preservati e usati come ispirazione per le scelte cromatiche dell’edificio. Le finestre esterne hanno tutte una tonalità diversa che va dal rosso al blu e tra gli ampi soffitti a volta dei due ambienti che compongono il centro si trova una terrazza per prendere il sole, con pavimento in doghe di legno simile al ponte di una nave, da cui si accede all’altro elemento originale della struttura, il lungo container rosso che unisce le due volte, uno studio di registrazione chiamato Ghetto Noise.
Due elementi marinareschi sono la linea guida del moderno Cruise Center di Amburgo, in Germania: i classici container e il tetto costruito come se fosse un’immensa vela bianca, illuminata, simbolo di eleganza, lusso e vita sportiva. Progettato e realizzato dallo studio di Amburgo Renner Hainke Wirth Architekten, il terminal passeggeri ha i muri perimetrali realizzati con container ridipinti in diverse sfumature di blu, come richiamo al mare, a contrasto con il rosso della pavimentazione interna. Ad alcuni dei container perimetrali sono state sostituite le pareti di acciaio con pareti trasparenti, che permettono ai passeggeri appena sbarcati la vista sulla città di Amburgo e su uno dei suoi simboli, la chiesa di St. Michaelis. Gli ampi spazi che raggiungono i 1200 metri quadrati hanno un soffitto molto alto e spazioso, con una copertura reticolare disposta su un piano inclinato (da 9,40 a 11,40 m), che crea una silhouette simile a quella di una nave. Una delle meraviglie è anche che l’intera struttura è stata costruita in soli quattro mesi.
Articolo scritto da: Samuela Urbini
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